SCOMPARSO

Cap. 14

Forse con il senno di poi, Miss Paperett ci avrebbe pensato prima di far decidere a Donald. Si era dimenticata quanto potesse essere scatenato il piccolo nei giochi. Correva qua e là per i corridoi, sotto le scrivanie di altri dipendenti, arrampicandosi sui mobili, facendo svolazzare documenti importanti e immaginandosi di essere un cavaliere in un castello. Miss Paperett e Battista dovevano darsi il cambio per potersi occupare sia di Donald che dei loro impegni lavorativi, ma anche così era difficile stare al passo del paperotto.

- Do-Donald… puff… che ne dici di prenderci una pausa?- provò a chiedere Miss Paperett allo stremo delle forze.

- Di già?- fece lui contrariato, però acconsentì. Dimenticava che gli adulti si stancavano presto.

La papera bionda andò a sedersi da qualche parte, mentre Battista andò a preparare un caffè per ricaricarsi.

Lui nel frattempo si guardò intorno. Stare dentro il Deposito lo riportava ai tempi quando i genitori lavoravano lì. Quell'atrio dove si trovava la scrivania di Miss Paperett in passato era stato addobbato di striscione e palloncini, e al suo centro un lungo tavolo imbandito di cibo.

Quel giorno avrebbe conosciuto per la prima volta il famoso zio di cui tanto parlava la sua famiglia. Lo zio che aveva viaggiato per tutto il mondo, accumulando oro e preziosi, e affrontando qualsiasi pericolo.

Avrebbe solo preferito non riporre tante illusioni in quell'incontro.

Così come in quel momento, che non si era fatto problemi a lasciarlo nel Deposito piuttosto che passare del tempo con lui. Dire che era deluso, non era corretto visto che fin dall'inizio aveva nutrito poca aspettativa in quell'incontro forzato. E difatti il papero lo aveva trattato con la solita freddezza, addirittura ignorato quasi fosse parte dell'arredamento.

Ma a lui andava bene così, meno stavano nella stessa stanza e meno gli guastava la giornata. Sperava solo che la giornata passasse veloce.

Continuando a guardare, lo sguardo si posò sulla porta dell'ufficio dello zio. Diede un'occhiata in giro, né Miss Paperett, né Battista erano nei dintorni.

Spinto da un sentimento di curiosità e nostalgia si diresse verso la porta aspettandosela chiusa a chiave, e invece la trovò aperta. Forse si erano dimenticati di chiuderla.

Non doveva farlo, suo zio era stato categorico con il divieto d'accesso al suo ufficio, ma dubitava che una piccola sbirciatina sarebbe stato un problema. E se c'era qualcosa che aveva imparato di se stesso, è che proibirgli qualcosa poi glielo faceva desiderare di più.

Spinse con cautela la porta, e quando l'apertura fu abbastanza grande permettendogli di vedere l'interno, rimase per un momento pervaso da una ventata di ricordi e malinconia mentre davanti a lui si formava una figura incorporea di un papero che avanzava a passo pesante verso la scrivania dando le spalle all'ingresso. Poi una folata di vento seguita da uno sbattere di porta, e una papera dai capelli ricci fece irruzione dentro la stanza con una impetuosità tipica di lei.

"Ma chi ti credi di essere, Scrooge? Come osi trattarci così, dopo ventitré anni trascorsi senza tue notizie?"

Il papero si voltò e fissò quell'irascibile papera con una smorfia rabbiosa, come sul punto di esplodere.

"Non vi siete lamentate, quando lasciai casa a tredici anni per mantenervi! Se non vi vado a genio, potete andarvene!", urlò a quel piccolo gruppo che si era formato all'ingresso dell'ufficio. Lo sguardo del papero con la palandrana incrociò per un istante quello del paperotto lì in mezzo che stringeva la mano alla sua gemella, mentre gli adulti continuavano a scambiarsi parole di rabbia, che come degli echi riecheggiarono nella stanza enfatizzando la solennità del momento.

La manina della paperetta bionda scivolò via da quella del gemello, e il paperotto voltando leggermente la testa vide le sagome del gruppetto indietreggiare con un espressione di rancore misto a delusione. Distolse lo sguardo per non guardare le figure dissolversi oltrepassando l'uscio della porta.

Solo la figura del papero con la palandrana rimase in quell'ufficio, tornando a voltarsi verso la scrivania e dando nuovamente le spalle al paperotto. Lo vide trafficare con dei fogli senza sembrare scosso dal litigio, senza sapere che quelle persone non sarebbero mai tornate indietro. Se solo si fosse voltato e corso dietro loro… se solo avesse immaginato le conseguenze di quel litigio… se solo avesse saputo che sarebbe stata l'ultima volta… avrebbe fatto la differenza?

Donald fece per sollevare il braccio come per afferrarlo da dietro.

"Sei ancora qui, soldo di un cacio?", fece il papero senza voltarsi. Nella sua voce il suo fastidio evidente e nessun rimpianto per le sue azioni, per quella che sarebbe stata la rottura definitiva con la sua famiglia.

Donald abbassò il braccio e socchiuse gli occhi mentre la figura si dissolveva nell'aria e svaniva dai ricordi.

Non era cambiato niente, persino quell'odiosa stanza conservava i ricordi più dolorosi.

Avrebbe fatto marcia indietro per andarsene al più presto e non rievocare altri ricordi, ma il suo sguardo cadde su un piedistallo con una cupola di vetro. Gli si avvicinò lentamente, e quando arrivò abbastanza vicino poté vedere al suo interno una moneta adagiata su un cuscinetto.

La famosa Numero Uno di Scrooge McDuck. Il portafortuna del papero più ricco del mondo. L'emblema della sua ricchezza e bravura negli affari. La causa del distacco e sofferenza della famiglia.

Guardando quel pezzo di metallo, un ricordo gli tornò in mente di se stesso mentre trafficava con del materiale a scuola e lo adagiava in una scatoletta. La stessa scatoletta che giorni dopo lanciò a terra con rabbia.

Un rumore lo risvegliò dai suoi pensieri. La porta si stava aprendo.

Si allarmò subito, doveva essere Battista o Miss Paperett che venivano a controllare. Se lo trovavano lì dentro, lo zio Scrooge si sarebbe infuriato. Non poteva farsi vedere, ma non c'erano vie di fuga, così si lanciò dietro a qualche sacco di monete lasciato in giro e rimase acquattato a osservare.

Ma chi entrò non era né Battista né Miss Paperett, neanche un impiegato che lavorava lì. Bensì un tizio alto e lunghe orecchie con indosso una divisa da lavoro. Si ricordava di lui, l'aveva visto di scorcio mentre giocava con Miss Paperett. Aveva sentito Battista dargli delle indicazioni su delle perdite d'acqua.

Però era strano vederlo lì. A quanto sapeva nessuno, a parte Battista e Miss Paperett, aveva il permesso di entrare senza il permesso di Scrooge. Neanche la sua famiglia.

Forse l'idraulico si era perso, infatti si guardava in giro guardingo. Stava per uscire dal nascondiglio e aiutarlo, ma poi vide il tizio scattare sicuro verso la teca della Numero Uno. Fermandosi a pochi passi, fissò in silenzio la moneta al suo interno. Un comportamento sospetto per un idraulico che si era solo perso.

Con un movimento improvviso delle braccia che sventolarono nell'aria come tracciando linee invisibili, dei rumori meccanici simili a dei sigilli si udirono nella stanza. Non si era visto niente, ma il tizio sembrava soddisfatto a giudicare dalla sua risata silenziosa. Infine con un Puff che lo immerse in una cortina di fumo mentre schioccava le dita, al posto del tipo sospetto apparve una papera dai lunghi capelli neri e vestito dello stesso colore.

Donald rimase senza parole dalla sorpresa. Aveva sentito parlare di una strega, acerrima nemica dello zio, ma era la prima volta che la vedeva di persona. Non aveva visto neanche un vero stregone, a parte quei forestieri nella piazza di Quack Town che spacciavano dei trucchi per magia vera.

- Finalmente… finalmente!- ripeté la papera con bramosia nella sua voce mentre si apprestava a fare gli ultimi passi.

Ora capiva, quella strega si era spacciata per idraulico per poter entrare, approfittando anche dell'assenza di Scrooge. Aveva aspettato il momento giusto e credendo di essere sola, era entrata dentro l'ufficio. Avrebbe sicuramente preso la moneta e sarebbe scappata, facendo poi venire un infarto al suo proprietario.

Ah, ma che gli importava a lui! Era capitato per puro caso lì dentro. Non era sua responsabilità, né suo dovere fare qualcosa. Non voleva neanche venirci al Deposito! Non gli importava né del destino di quell'insignificante moneta, né della reazione del suo proprietario. Che se la portasse via quella strega!

Guardò la mano della papera mentre allungava la sua mano verso la cupola di vetro e il suo sorriso ingrandirsi.

Per Scrooge quella moneta rappresentava ciò che di più prezioso aveva. Più delle sue fabbriche, più di tutte quelle monete nel Deposito, più della sua stessa famiglia per cui non aveva avuto pietà nel passato.

Non c'era da sorprendersi se provava un certo astio verso quella moneta. Simbolo di tutto quello che non sopportava nel papero. Quanto avrebbe voluto farla sparire. Fargli pagare tutto quello che aveva fatto passare alla sua famiglia.

Ma poi ricordò che quella moneta era l'unica cosa in grado di dargli felicità. Senza di esso, lo sapeva, Scrooge sarebbe sprofondato nella disperazione. La stessa disperazione che lui stesso aveva provato quel giorno di pioggia.

Era giusto che altri soffrissero per un suo desiderio egoistico?

- Ferma!

La papera sussultò nel momento che un paperotto con un balzo veloce si interpose tra lei e il piedistallo. Lei sbatté le palpebre sorpresa. Da dove diavolo era sbucato quel paperotto? Era sicura di essere sola.

- Chi…?!

- Spiacente strega, non può portarsi via la Numero Uno- disse il piccolo mentre estendeva le braccia come a far da scudo alla teca- Appartiene a zio Scrooge.

- Zio…?- lo guardò meglio e finalmente notò nello sguardo deciso del paperotto, gli stessi tratti di quel vecchio avaro- Oh, non credevo che un tipo come Scrooge avesse nipoti. Be', lieta di conoscerti, ma ora levati e fammi lavorare- spinse di lato il paperotto, che però tornò persistente nella sua posizione. La strega non poté evitare di digrignare tra i denti per quella perdita di tempo. Pensò che era il caso di essere diplomatici e sfoggiò un sorriso conciliante- Ascolta, ho poco tempo. Non ho niente contro di te, ma se insisti a intrometterti non ci impiegherò un secondo a trasformarti in un rospo. Sai che sono una strega, giusto?

Donald ci pensò su. L'eventualità di diventare un rospo per tutta la sua vita non è che fosse allettante, a parte sbucare all'improvviso e spaventare i suoi amici e le persone di Quack Town. Ma per tutta la vita… che avrebbe fatto sua nonna? Ne valeva davvero la pena per una sciocca moneta?

- Vedo che capisci- fece soddisfatta la papera. Almeno il nipote del suo nemico aveva un po' di sale in zucca- Ora se ti sposti…

- No!- di risposta il marinaio rimase stabile nella sua posizione- Questa moneta non l'appartiene. Se ne vada.

- Non ci penso proprio! Giusto ora che Scrooge non c'è a fermarmi, non sarà un piccolo papero a rovinare i miei piani. Perché poi ti ostini a rischiare la tua vita per quel despota? Scommetto che neanche gli importa di te!

- Non è vero- ribatté lui, ma con poca convinzione.

- Ah sì?- fece un sorriso beffardo, intuendo di aver colpito nel giusto- Allora perché sei qui da solo a proteggere la sua preziosa Numero Uno? Non gli importa cosa può succedere a te?

- Io…- abbassò lo sguardo, per poi scrollare la testa e tornare a guardarla- E perché è così importante per lei questa moneta?- cambiò discorso- Ce ne sono così tante in giro con più valore.

- Se proprio vuoi saperlo, grazie alla Numero Uno posso diventare ricchissima. La strega più ricca del mondo.

Donald non poté evitare di fare una smorfia disgustata guardando la gioia nei occhi della strega. Un'altra persona ossessionata dai soldi. Non bastava suo zio?

Però poi rimase dubbioso per le parole della papera. Come poteva arricchirla quella moneta? Millicent gli aveva raccontato che quella moneta non aveva più valore commerciale. Ma la strega sembrava convinta di sì. Doveva proprio essere disperata.

- Se proprio hai bisogno di soldi…- si frugò nella tasca e tirò fuori la moneta che gli aveva dato la nonna- Non è molto, ma te la regalo. Ne hai più bisogno tu.

La strega rimase senza parole mentre guardava la moneta d'argento che il paperotto gli stava porgendo e la serietà nei suoi grandi occhi.

- Ma che… ma per chi mi hai preso?!- furiosa dette un colpo alla mano di Donald, e la moneta scivolò giù, rotolando in mezzo a tutte le altre monete sparpagliate nel pavimento- Non ho bisogno di una moneta qualsiasi, ma di quella moneta! Mi stai facendo solo perdere tempo nanerottolo!- agitò la mano nell'aria e Donald intuì che stava per fare qualcosa. Pronunciò qualche parola incomprensibile e puntò il dito verso il paperotto.

Lui scattò di lato grazie alla sua agilità, evitando per una piuma che una saetta magica lo colpisse, che invece colpì il piedistallo che stava dietro di lui. Cadde a terra frantumando il vetro e facendo rotolare lontano la famosa Numero Uno, mentre un'assordante sirena risuonò in tutto il Deposito.

- Cosa?! C'era un altro antifurto?- fece la strega agitata e guardandosi in giro- Dannazione, dov'è la moneta ora!- era così nervosa che non riusciva a individuarla. Ci avrebbe messo troppo tempo a cercare. E dire che stava andando così bene prima, era arrivata a un palmo di mano dalla moneta. Il suo sguardo cadde sul paperotto seduto a terra che guardava preoccupato verso la porta- Tu! Per colpa tua il mio piano perfetto è sfumato!

Donald alzò lo sguardo sulla strega come accorgendosi all'ultimo della sua presenza. Ora lei torreggiava minacciosa su di lui.

- Se solo ti fossi levato, io… Ma pagherai per questo!- fece per puntargli di nuovo il dito mentre pronunciava altre parole incomprensibili.

Donald sapeva che questa volta non ce l'avrebbe fatta a spostarsi in tempo, così chiuse gli occhi aspettandosi il peggio. In cosa lo avrebbe trasformato quella fattucchiera? E se sua nonna non lo avesse riconosciuto? E se non avesse potuto far ritorno a casa? O peggio ancora, e se sarebbe scomparso?

Una fugace immagine gli tornò in mente in quei istanti lunghissimi di attesa, una porta semiaperta da cui uscivano dei deboli singhiozzi. Al suo interno di spalle una papera dai capelli biondi raccolti sulla testa seduta sul bordo di un letto. Lui avanzò con cautela all'interno di quella stanza, quasi temesse una reazione brusca da parte della papera. Ma un passo su un punto del pavimento cigolante la mise in allerta e si voltò nella sua direzione. Il suo volto rigato dalle lacrime e qualche ciuffo dei capelli fuori dall'acconciatura che tanto curava, lo fece sprofondare nell'animo. Lei cercò di asciugarsi quelle lacrime smorzando un sorriso tranquillo. Lui senza dire niente gli corse vicino, l'afferrò per la mano e gliela strinse, come se da quello ne dipendesse la sua vita. La papera non fece niente per scacciarlo via, ma l'avvolse con l'altra mano con delicatezza. Altre lacrime scivolarono dal suo becco, ma almeno c'era un debole sorriso in quel suo viso triste. Nessuno parlò e Donald rimase fermo nella sua posizione per tutto il tempo, deciso a non spostarsi neanche per tutto l'oro del mondo.

Se fosse scomparso, chi sarebbe accorso da sua nonna? Non voleva lasciarla sola… non voleva dargli un altro dispiacere.

- Uack!- esclamò la voce della strega, nello stesso momento che udì un debole sibilo.

Riaprì gli occhi e si accorse che da dove era caduta la teca stava uscendo un denso fumo che riempiva velocemente l'ufficio. Vide la strega tossire incessantemente e chinarsi come per prendere fiato. Forse era del fumo velenoso, ma odorava di aglio.

- Per… per questa volta, coff! Per questa volta ti salvi… coff coff… nanerottolo- disse a fatica, tra un tossire e l'altro. Fece apparire nella sua mano una scopa e ci salì su con difficoltà- Ma non finisce qui, coff! Mi hai sentito? Fai sapere a tuo zio che la mia vendetta sarà tremend… coff coff!- senza poterne più si precipitò alla finestra e volò via.

Donald si toccò come per assicurarsi che stesse bene, ma nel momento che sentì delle voci in lontananza fu preso dal panico. Aveva dimenticato di trovarsi nello studio di Scrooge, che gli aveva categoricamente vietato di entrare. E la Numero Uno…

Si guardò in giro spaventato. La moneta non si trovava più nella sua teca, ma da qualche parte tra le centinaia di monete. Frugò freneticamente tra le monete, ma gli sembravano tutte uguali.

Che guaio, come avrebbe potuto spiegare allo zio che aveva perso la sua preziosissima Numero Uno?

Sentì ancora più vicini i passi e le voci che assomigliavano a quelli di Battista e Miss Paperett.

Non aveva più tempo, prese una moneta qualsiasi e la mise nel suo cuscinetto, poi corse dietro la porta giusto in tempo prima che si spalancasse e un maggiordomo e una segretaria entrassero armati di fucili e altri aggeggi anti-furfanti. Donald approfittò della loro distrazione per scivolare fuori dalla stanza e nascondersi sotto la scrivania di Miss Paperett. Sentì l'agitazione e il mormorio degli altri dipendenti, finché poi arrivò di corsa e trapelato un papero con in testa un cappello a cilindro.

Lo sentì strillare e imprecare da dentro l'ufficio. Evidentemente aveva scoperto il tentativo di sostituire la moneta.

Uscì dal suo nascondiglio sentendo i rimorsi per l'accaduto e si avvicinò all'ufficio. Miss Paperett in assetto di guerra lo individuò subito e gli corse incontro.

- Donald! Stai bene?- chiese lei sinceramente preoccupata. Donald fece un debole cenno di sì- Non ti trovavamo più. Per fortuna che non eri qui. Non preoccuparti, ora non c'è più pericolo.

- Sberequack! Lei dice di non preoccuparsi quando la mia Numero Uno è appena stata rubata!- strillò il papero furioso- Chi è stato a introdursi qui!

- Quando io e Miss Paperett siamo arrivati, abbiamo visto Magica fuggire con la sua scopa- spiegò Battista.

- E come ha fatto a entrare qui quella megera ed eludere i sistemi d'allarme! Dove eravate quando quella ladra metteva le mani sulla mia moneta!

- Ecco, noi… stavamo cercando suo nipote…

- Non è una scusante! Dovevate proteggere la mia Numero Uno, non Donald!

Donald guardò come Scrooge se la prendeva con i suoi due dipendenti che non sapevano che scusa accampare. Si sentiva in colpa, anche se non era stato lui a commettere il furto.

- Loro non hanno colpa- parlò lui e i tre adulti si zittirono subito- Magica si è camuffata da idraulico e ha disattivato l'antifurto.

- E tu come fai a saperlo?- fece d'un tratto sospettoso Scrooge. Donald si toccò dietro la testa a disagio sentendo lo sguardo accusatore dello zio.

- Io ero qui…- ammise, per essere poi interrotto bruscamente.

- Sberequack!- esclamò nuovamente furioso- Quindi è colpa tua!

- No, io…

- Neghi forse di averla vista rubare! Cosa ci facevi qui dentro insieme a lei! Non avevi accesso a questo ufficio!

- Aspetti, suo nipote non può…- cercò di intervenire la segretaria in sua difesa, ma Donald non era tipo da starsene in silenzio.

- Capirai! Era solo una moneta!- rispose a tono guardandolo serio- Puoi prendertene un'altra!

Battista si toccò la fronte inquieto, quasi aspettandosi il peggio. E difatti il papero adulto esplose in tutta la sua rabbia.

- Portatemelo lontano da qui! Subito!

- Ma…- fece per ribattere la papera.

- Ho detto subito! Non lo voglio più vedere! Questo è il risultato per essermi fatto convincere da Elvira! La famiglia porta solo guai!

Donald sentì una fitta e serrò con forza le mani. Era come vivere un deja-vù. Ma questa volta non sarebbe rimasto rintanato in un gradino di una scala a mortificarsi.

- Sberequack!- esclamò lui con rabbia allo stesso modo di Scrooge- Sai quanto me ne importa! Sei solo un odioso e tirchio papero!

Poi senza avvisare, si voltò e se ne andò di fretta. Più metri di distanza avrebbe messo tra lui e Scrooge, più la sua ira si sarebbe placata.

Avrebbe voluto dirgli che la moneta in realtà era in quella stanza, ma non gli aveva permesso di spiegarsi. Peggio per lui.

Battista e Miss Paperett rimasero sorpresi per qualche minuto. Sapevano che Donald aveva un forte temperamento, ma finora non avevano assistito a un confronto diretto tra i due parenti.

- A-aspetta Donald!- la papera gli corse subito dietro, mentre Battista si voltò a guardare il suo principale.

- Signore…- fece per dire, ma il papero gli diede le spalle e si diresse verso la sua scrivania.

- Battista portalo a casa- fece lui con voce più calma e controllata- Io inizierò le ricerche di Magica.

- D'accordo- annuì e si avviò triste verso l'uscita.

Donald era già uscito dal Deposito deciso a tornarsene a casa a piedi. Miss Paperett lo stava trattenendo a fatica. Il maggiordomo sorrise dispiaciuto e lo convinse a salire sulla limousine.

Il marinaio accettò, solo perché a chiederlo era lui. Si sentiva ancora a disagio per quanto era accaduto e non voleva causare altri problemi al maggiordomo e alla segretaria. Salutò Miss Paperett e salì sulla macchina deciso a non voltarsi dietro. Non gli importava niente di quell'odioso papero.

La segretaria rimase a osservare la macchina che scendeva dalla collina ammazzamotori e sospirò guardando la facciata imponente del Deposito.

Il paperotto non aprì bocca durante il tragitto e Battista non cercò di sforzare il dialogo. Una volta arrivati a Quack Town l'attenzione di Donald tornò a farsi più vivace. Quando finalmente la macchina parcheggiò davanti alla casa, un'altra macchina giunse dietro di loro. Ne uscì la signora Elvira che andò incontro al nipote.

- Donald, bentornato- disse la papera mentre abbracciava il paperotto- Ti sei divertito?

Donald rimase per qualche secondo in silenzio, per poi annuire.

- Ho fame, c'è qualcosa da mangiare?- cercò di cambiare discorso.

- Certo. Entra pure, io ti raggiungo subito- Donald si precipitò in casa, mentre Elvira si rivolgeva a Battista- Grazie per esservi preso cura di mio nipote. Spero che non sia stato un disturbo.

- Oh no, signora- fece gentile e il suo sguardo desolato si posò su una delle finestre della casa- Il signorino è sempre una ventata di allegria. Spero che possa tornare un giorno.

*... v ...*... v ...*... v ...*... v ...*

- Signor Scrooge, se permette…- fece Miss Paperett entrando dentro l'ufficio decisa a criticare il comportamento del suo datore di lavoro, ma si bloccò vedendo il papero assorto fissando una moneta tra le dita- Cosa succede?

- La mia Numero Uno… era tra le monete per terra.

- Davvero?- fece sollevata, per poi tornare seria- Se non avesse reagito in quel modo affrettato, si sarebbe evitato quella sfuriata. Donald è solo un bambino e lei non si è comportato bene in primo luogo lasciandolo qui, e…

- Miss Paperett- la bloccò- Non la pago per intromettersi in affari che non la riguardano.

- Ma si tratta di suo nipote e gli deve una scusa…

- Torni al suo lavoro- tagliò corto la discussione- Ha già molto lavoro arretrato.

La papera fece una smorfia risentita e borbottando uscì dall'ufficio. Il papero rimase all'interno e posò la sua preziosa moneta all'interno di una nuova teca. Si sarebbe incaricato poi di rinforzare i sistemi di difesa.

Camminando tra le monete, una moneta rotolò di lato. Il suono attirò l'attenzione del ricco papero. Ricordava ad una a una il suono delle sue monete e il loro odore. Ma quella moneta invece gli era estranea. La raccolse e se la rigirò tra le dita con un espressione pensierosa.

Camminò verso la grande vetrata che si affacciava sulla città. Della limousine non c'era più traccia.

Sei solo un odioso e tirchio papero!

Guardò il suo volto riflesso dalla finestra, come se vedesse qualcuno alle sue spalle.

"Ce ne andremo, stanne certo! Ma se non ti scusi subito, non ci vedrai più!"

Socchiuse gli occhi e si mise la moneta in tasca.

I suoi affari lo stavano aspettando.