Transformers

Romance / Angst

Rating: M

Personaggi Principali: un gran numero di Originali (xD), Thundercracker, Megatron, Skywarp, Soundwave, Starscream, un altro po' di Decepticons, e un bel numero di Autobots!

Sommario: Dopo la guerra sulla Terra, mentre Cybertron sembra destinato a non poter essere salvato... cosa resta? Forse tutto è perduto. O forse no.

We Were Born to Survive by DamaVerde

Nota Iniziale: questa storia è il seguito di "We Were Born To Die"; dunque se intendete leggerla sarà meglio iniziare da lì! Visitate il mio profilo e la troverete, pronta per voi!


File 02.01.01... [Capitolo 1 – Poco Extra, Molto Terrestre]

Nella silenziosa, oscura quiete dello spazio scintillava come un gioiello. Meraviglioso come una gemma, come un cristallo prezioso, raro.

Desiderarlo era l'unica cosa possibile; disprezzandolo con le parole, forse. Eppure... continuando a desiderarlo.

La benedizione e la condanna del pianeta Terra.

Proteus amava osservarlo, puntando gli occhi della Endless sulla luminosa superficie azzurra, scrutando oltre le nuvole, percorrendone i sentieri e perdendosi nelle verdi foreste o nelle giungle d'asfalto.

Studiando l'infinita differenza e la meravigliosa similarità tra il metallo e ciò che era organico. Ricordando il frastuono dei vulcani all'inizio del tempo, il ghiaccio, la vita.

Proteus amava Cybertron nello stesso modo.

Ma la Terra, oh, la Terra era diversa da ogni altro pianeta.

Nel quieto, liquido silenzio della Sala di Comando, lasciando aperti gli schermi che permettevano la visuale dello Spazio, cullato solo dall'estemporaneo ronzio di qualche computer, Proteus osservava.

C'era stato un tempo, molto, molto tempo prima... allora aveva pensato a sé stesso come se niente avesse dovuto toccarlo. Come se non ci fosse stato più nulla che gli fosse ignoto.

Ma era stato prima. Prima di imparare di dover ancora imparare. Prima di imparare come tutti dovessero sempre imparare.

Prima che la Terra divenisse il suo giardino.

Gli esseri umani avevano percorso le sue strade, camminato sulla superficie del suo nascondiglio, ascoltato la sua voce, dimenticato. Avevano accettato i suoi doni, e gliene avevano offerti.

Grandi doni.

La benedizione e la condanna della Terra.

- E' bella, non è vero?

Optimus Prime si era fermato sulla soglia, lo sguardo perso verso il pianeta che scintillava nell'oscurità. Annuì e avanzò, mentre i monitor si accendevano al suo passaggio.

- Lo è.

La tranquilla, dolce voce sintetica di Proteus produsse una piccola risata piena di garbo.

- E' un luogo tranquillo per pensare, sei venuto qui per questo?

Optimus ed i suoi uomini erano rimasti a bordo per circa un deca-cycle. Continuando a mantenere contatti con i Governi dei terrestri, e senza riuscire a trovare un accordo che potesse garantire agli Autobots di rientrare senza essere considerati nemici da colpire a vista. Nonostante questo, Prime aveva offerto il suo consiglio senza alcuna tregua perché la ricostruzione avvenisse nel modo migliore. Promettendo il suo aiuto nel caso in cui i Decepticons fossero tornati. E, comunque, inviando sul pianeta piccole squadre in incognito.

- Abbiamo esplorato così tanti pianeti... - sussurrò.

Non si era aspettato di ottenere una risposta, non era stato neanche certo di quello che avrebbe voluto, potuto dire.

- Ma mai nessuno vi è sembrato simile come questo ad una casa.

C'era qualcosa in Proteus che riusciva a turbarlo, che gli dava sempre un brivido.

- Credo che sia così.

- La Terra ha sempre offerto ampie possibilità di riflessione. - la voce sintetica aveva, adesso, una sorta di sfumatura roca, profonda.

Prime si domandò se le sue attuali sensazioni nascessero da quello che aveva potuto rintracciare nella propria memoria a proposito della Endless. Doveva essere così.

Il suo turbamento doveva essere legato all'inconsueta occasione che era stata offerta al vecchio bibliotecario dentro di lui.

Esplorare, conoscere un frammento della antica storia di Cybertron, qualcosa che lo aveva appena sfiorato in tempi lontanissimi.

Milioni di anni prima...


Orion Pax e Jazz erano seduti ad un tavolo della Maccadam's Old Oil House, chiacchierando del più e del meno e delle ultime novità.

Lavorando per l'Archivista, Orion Pax era, nell'ottica di Jazz, il mech più indicato a tirar fuori qualche osservazione interessante sull'ultima follia di Alpha Trion.

L'Archivista era noto per la sua eccentricità, ma il fatto che avesse richiesto al Consiglio una nave spaziale per una fumosa missione scientifica andava oltre la solita bizzarria.

Sin dall'inizio dei tempi era stata l'Accademia della Scienza e della Tecnologia a organizzare ogni spedizione di ricerca; e, sebbene questo non accadesse più da molto, non c'era motivo per il quale dovesse essere Alpha Trion a suggerirne la necessità e ad importunare l'Alto Consiglio con le sue richieste.

- Tu li hai visti?

Orion sollevò il viso dal suo bicchiere - Chi?

- I tredici viaggiatori. - Jazz diede un sorso alla propria bevanda - Se lo chiedono tutti. E' diventato argomento di scherzo.

Orion Pax fece spallucce - Ho incontrato qualcuno, ma non saprei se facesse parte dell'equipaggio.

Jazz si rilassò sul sedile - Che cosa ha inventato Alpha Trion questa volta, davvero non lo sai?

- Sono sicuro che non sia stato l'Archivista a inventare questa storia. - Orion fece roteare il liquido brillante nel bicchiere - Lo sta facendo per qualcuno. Non ha organizzato lui la spedizione.

Jazz si sporse sul tavolo, osservandolo con attenzione - Chi?

- Non lo so. Non ne ho davvero idea...

- Ed è diventato il protagonista di una barzelletta per fare un favore a qualche ignoto amico?

- Non lo so. Ma non ho alcuna evidenza del fatto che Alpha Trion si sia mai interessato all'organizzazione di nulla del genere. Mai...


Optimus Prime sospirò, sembrava trascorsa un'eternità da quei giorni.

Prima della guerra.

Prima di Megatron.

Quando ancora nessuno si preoccupava dei sediziosi discorsi di un gladiatore di Kaon.


Jazz era affascinato da quella storia. A dispetto del proprio scetticismo, ne era assolutamente, immensamente affascinato.

Il modo in cui l'Alto Consiglio aveva gabbato l'Archivista per toglierselo di torno senza opporre un rifiuto lo aveva intrigato.

Lo intrigava l'idea di tredici sprovveduti alle prese con un rottame da spedire nelle profondità dell'Universo.

- Hanno ricevuto il permesso di prendere una nave da una discarica.

- Sì, la Endless.

- E non si rendono conto che, con ogni probabilità, non riusciranno neppure a lasciare l'orbita del pianeta? - Jazz rise - Mi assicurerò di essere seduto in prima fila al momento della partenza.

- La Endless... - Orion inclinò il capo - Ho fatto una piccola ricerca.

- E?

- E' così vecchia che i documenti inerenti alla sua costruzione, al suo varo, ad ogni missione precedente sono irrecuperabili.

- Fantastico! Hanno scelto il peggiore rottame della discarica...

- Eppure Alpha Trion non è sembrato per nulla preoccupato. Ha detto che se il Consiglio avesse assegnato una nave diversa, una qualunque altra nave, non avrebbe desistito che dopo aver ottenuto il permesso di scegliere da quella discarica.

Jazz scosse la testa, fissando il soffitto con aria sognante - In prima fila. Non avrò pace se non sarò seduto in prima fila...


Optimus Prime non aveva ancora avuto il tempo di parlarne con Jazz.

Nonostante fosse rimasto a bordo per un deca-cycle non aveva ancora preso la decisione di parlargliene.

Una parte di lui continuava a ripetersi che doveva esserci un errore; perché questa Endless era la nave più moderna che avesse visto da tempo.

Eppure...

Non appena il suo luogotenente fosse rientrato dall'ultima missione sulla Terra ne avrebbero parlato.

- Oh, Optimus. - la nuova voce lo riscosse dai suoi pensieri. Prime abbassò lo sguardo, incontrando gli occhi incongruamente viola e le fattezze apparentemente umane di Dialpulse.

I membri dell'equipaggio della Endless sembravano abituati ad andare in giro in forma di umani per la maggior parte del tempo, perfettamente a proprio agio.

- Sono di disturbo? - domandò, chiedendosi, per l'ennesima volta, se a parti invertite avrebbe ammesso dei semisconosciuti sull'Arca, permettendo loro di gironzolare e ficcare il naso quasi ovunque. Questi Transformers dai sensori ottici viola, Optimus trovava faticoso pensare a loro fuori dagli abituali schemi di Autobots e Decepticons, sembravano del tutto a posto con questa storia. E con il fatto di avere anche un Decepticon a bordo.

- Oh, no! - Dialpulse fece un vago cenno con la mano - Devo solo registrare alcuni dati, nessun problema.

Optimus annuì, tornando a fissare il panorama esterno. Ma una porzione dei pannelli protettivi rifletteva l'immagine di Dialpulse... e lui si trovò, suo malgrado, catturato.

Non c'era nessun segno esteriore, se non negli occhi, del fatto che quella non fosse semplicemente una donna umana.

I capelli biondo chiaro, quasi bianchi, erano pettinati in due piccoli codini. Sul suo naso davano bella mostra di sé degli occhiali, inutili nella realtà dei fatti, ma indossati per abitudine. La tuta nera, illuminata da striature di luce arancione, aderiva perfettamente ad un corpo apparentemente del tutto terrestre.

Terrestre.

Nonostante il tempo già trascorso sulla Terra, Optimus non si era mai soffermato a pensare alle similarità tra sua razza e quella umana.

All'inizio le sue considerazioni erano state quasi del tutto... paternalistiche. Aveva concesso agli umani la propria simpatia, era stato protettivo; consapevole di poter osservare la loro vita, la loro storia da un punto di vista privilegiato. Con la condiscendenza dovuta ad una specie in evoluzione da qualcuno che sapeva di essere più avanti, aveva provato a difenderli, a pensare a come gli umani avrebbero potuto essere se avessero fatto le scelte giuste in modo da non trovarsi nelle stesse condizioni degli abitanti di Cybertron.

Aveva percepito la ricchezza, la potenzialità dei loro sentimenti. Aveva pensato che la sua e la loro razza potessero essere affini, in qualche maniera... ma senza mai approfondire davvero questa possibilità.

Invece, adesso, si sentiva quasi obbligato ad essere più lungimirante, a guardare oltre.

La Terra ha sempre offerto ampie possibilità di riflessione.

Ed era così, proprio così.

Optimus non aveva mai neppure pensato al modo in cui gli umani fossero persino fisicamente simili alla sua razza; semplicemente non gli era mai venuto in mente; non aveva mai avuto bisogno di indugiare su un pensiero simile.

Strano. Era strano.

Lui ed i suoi soldati avevano viaggiato a lungo, conoscendo infinite razze, entrando in contatto con altre civiltà. Ed era stato raro, rarissimo nell'assortimento multiforme e multicolore, nell'assortimento delle biologie più inverosimili, basate su elementi diametralmente opposti, incontrare qualcuno che somigliasse loro così tanto.

Ovvio, le differenze erano tante quanto le somiglianze: carne e metallo restavano carne e metallo, ma...

Optimus inclinò il capo, pensieroso.

Studiando la Terra aveva gettato qualche occhiata alla storia delle Religioni; alcuni terrestri presupponevano che Dio li avesse formati a propria immagine e somiglianza.

Se Primus aveva fatto i Transformers a propria immagine e somiglianza, allora poteva pensarsi, in via del tutto speculativa e che avrebbe fatto storcere il naso a molti scienziati, che il Dio della Terra e Primus avessero quantomeno qualche piccola caratteristica in comune.

L'idea lo fece sorridere.

Era piacevole rilassarsi per un po', lasciando vagare la propria memoria in modo ozioso su teorie stravaganti, senza avvertire il senso di colpa che, ogni volta, gli dava il ricordo di quello che i Decepticons avevano fatto.

Umani.

Optimus ticchettò con un dito su un pannello. C'erano così tante cose che i Transformers ignoravano ancora.

La prima, più grande e sconvolgente scoperta era stata quella sulla natura dei membri dell'equipaggio della Endless.

Erano appena arrivati a bordo, ma stava già succedendo qualcosa.

Optimus Prime aveva ordinato ai suoi soldati di restare in attesa di ordini, mentre l'equipaggio della Endless scompariva verso gli ambulatori della nave. Lui ed un piccolo gruppo di Autobot li avevano seguiti, dando per scontato che durante la battaglia qualcuno dei loro fosse stato ferito. In tal caso, Ratchet avrebbe potuto essere d'aiuto.

Ma la piccola squadra della Endless si era semplicemente radunata intorno ad un lettino, intorno ad una femme che stava per svegliarsi e ad un... Decepticon: Thundercracker.

Ratchet aveva esclamato qualcosa, che Prime non avrebbe mai ripetuto, davanti ai tubicini che alimentavano il corpo disteso. La sostanza che li riempiva, brillante e pulsante, aveva catturato il loro sguardo. Obbligandoli a cercarne la fonte, ed a mettere a fuoco i pannelli trasparenti al di sopra del laboratorio; obbligandoli a rendersi conto che la luce che illuminava la stanza non veniva da semplici lampade.

- Primus... - Optimus non era riuscito a trattenere l'esclamazione.

Ratchet era stato più crudo, prima di iniziare a ripetere che non era possibile.

Ma non avevano visto ancora nulla.

- Ecco fatto. - Dialpulse lo distolse dai suoi pensieri - Tutto ok.

Optimus annuì - Resterò qui ancora un po'.

Lei gli sorrise, e fece per andarsene, prima di cambiare idea e voltarsi tornando a guardarlo - Voi Autobots...

- Sì?

- Non avete registrato nessuna attività dei Decepticons?

Optimus inclinò il capo - Avremmo dovuto? - chiese con un pizzico di stupore.

- No, certo che no. La pace è così bella, vero?

L'espressione della donna lo intrigò; l'evidente dispiacere camuffato con un piccolo sorriso... Dialpulse si morse il labbro inferiore, guardandosi intorno a disagio. In imbarazzo.

- Sarete sicuramente voi a registrare qualunque novità, prima di noi.

- Sì, certo, non importa.

Optimus sapeva che sarebbe stato cortese fermarsi; ma c'erano cose, aspetti di tutta questa storia che doveva conoscere.

- Voi... li avete conosciuti. Li avete incontrati.

Dialpulse non aveva bisogno che fosse più specifico ed annuì, senza guardarlo in faccia.

Non c'era modo di non risultare scortese ed invadente - In modo... personale?

Lei si irrigidì.

- Pensavo a Thundercracker. - soffiò Optimus, dispiacendosi per lei.

Dialpulse gli voltò le spalle e si diresse in fretta verso il corridoio - Scusami Optimus, ma ho così tanto da fare!

Avere un corpo più grande a volte tornava utile; Optimus la superò in pochi passi, inginocchiandosi davanti a lei per avvicinarsi al suo livello - Non sto cercando di portare avanti un interrogatorio o di metterti a disagio.

Dialpulse deglutì, fissando i suoi occhi brillanti, blu, sinceri. Perché, perché un leader politico, un soldato, un robot gigante poteva sembrare così dolce e innocente? E stregarti con la sua voce calda...

La donna sospirò e Prime si rilassò.

- E va bene. Tanto non è un segreto. Ma non capisco perché ti interessi. Ormai sono andati, no?

- Thundercracker è rimasto con voi.

- Ah, Thundercracker! - Dialpulse socchiuse gli occhi, parafrasando una battuta della Spada nella Roccia - C'è più spirito Decepticon nel mio dito mignolo, Optimus!

Lui rimase sorpreso, senza capire fino in fondo le implicazioni in quella affermazione.

- Voglio dire che lui è un po' come Darth Vader alla fine del Ritorno dello Jedi, e Anne Baxter è come Luke. Lui ha fatto la sua scelta.

La confusione nei brillanti occhi blu di Optimus era genuina.

- Insomma, non è una minaccia. O almeno credo.

Prime scosse il capo, pensieroso. Sì, certo, Thundercracker era sempre stato ad un passo dal poter essere qualcosa di diverso se non avesse avuto Starscream e Skywarp; ma era un Decepticon. Comunque. A tutti gli effetti.

Dialpulse rimase in silenzio, osservando i pensieri scivolare sul suo grande volto onesto.

- Optimus... - sussurrò, permettendo ad un briciolo di quella tristezza che a volte non riusciva a domare di venir fuori - Tutto quello che è successo non è stato facile per nessuno. Io forse non sono la persona... beh, quel che è, più adatta per questo genere di conversazioni. Non sono la testa più brillante, ok?

- Io non intendevo...

- No, sono io che lo sto dicendo. - gli sorrise - Io sono brava a fare confusione, e quello che dico è facile da fraintendere. Dovresti parlare con qualcun altro, probabilmente. Non credo che nessuno abbia segreti da nascondere, ma per alcuni di noi tutta questa storia è stata piuttosto difficile da affrontare. Trova qualcuno; non Clover o Mistcore, non adesso, ma... ora ho davvero un sacco di cose da fare. Vedrai che troverai qualcuno disposto a ragionare con te in modo più brillante.

Lui annuì, rialzandosi e lasciandola andare.

La osservò attraversare il corridoio, ancheggiando come una normale donna terrestre e scomparire dietro una delle tante porte che introducevano ai vari settori della nave.


Shell amava ogni aspetto della sua nuova vita, ed ogni aspetto del suo lavoro di medico. Adorava l'odore dell'Energon, e quello dei lubrificanti. Adorava restare fino a tardi nel suo ambulatorio, pensando a come occuparsi degli altri, a come migliorare la loro vita.

Aveva amato anche la Terra, tanto tempo prima, prima che la sua vita umana iniziasse a declinare; quella vita gli aveva insegnato più di ogni altra cosa a godere di ogni frammento di felicità, e ad accettare le cose che non si potevano affrontare. A non sprecare nulla.

Ma tutte le sue esperienze, tutte le sue conoscenze non avevano mai avuto completamente valore come adesso.

La sua vita precedente era stata come riempire una valigia con il necessario per un viaggio e restare fermo, seduto sul divano di casa, senza mai poter muovere un passo, continuando semplicemente a riempire la valigia fino allo sfinimento.

La frustrazione era stata la sua compagna di viaggio per tanto tempo, ma adesso non più.

Il suo corpo perfettamente funzionante, la possibilità di essere d'aiuto, la sua nuova famiglia... non avrebbe scambiato tutto questo con niente al mondo.

Shell amava essere il medico della Endless.

E amava osservare Ratchet.

Avevano lavorato insieme sin dall'arrivo degli Autobots, dopo la grande battaglia sulla Terra. Fianco a fianco, sistemando i feriti ed imparando l'uno dall'altro.

Ratchet era affascinato dal Bright Energon, dalla natura dell'equipaggio della Endless, dalla tecnologia, dal design dei loro corpi. Shell sorrideva vedendolo osservare ammirato cose che per lui erano ormai familiari, ed era affascinato dalla possibilità di studiare un medico dotato di così grande esperienza, di vederlo muoversi nel suo ambulatorio.

Il dottore della Endless non era certo uno sciocco e la sua memoria conteneva ogni informazione utile, ma poter lavorare con un medico che aveva testato sul campo la propria conoscenza per Shell non aveva prezzo.

Sorridendo si accorse che Ratchet si era incantato ancora una volta a guardare i pannelli che separavano l'ambulatorio dall'urna del Bright Energon: quando il liquido color magenta non veniva utilizzato il suo scintillio era meno brillante, ma la sua luce aveva comunque una qualità incantevole ed anche Shell era rimasto spesso ad osservarlo, con l'impressione di riuscire a scorgere piccole stelle danzare nelle sue profondità.

- Così hai detto che non avete lo stesso bisogno che abbiamo noi di Energon e ricarica?

Shell rise; avevano già affrontato quell'argomento diverse volte, ma Ratchet non sembrava mai annoiarsene.

Ne avevano discusso anche con Perceptor e Wheeljack. Ottenendo una reazione irritata dal primo e una continua richiesta di apertura dell'urna dal secondo.

Beh, Shell non poteva certo biasimarli.

Il piccolo mondo della Endless gli era familiare solo perché si trattava del suo mondo; probabilmente le reazioni di Ratchet, Perceptor e Wheeljack sarebbero state simili alle sue se, durante il suo tempo come medico umano, si fosse presentato nell'ospedale dove lavorava un... vampiro, o un'altra creatura altrettanto inverosimilmente stravagante.

Con un pizzico di ironia, quando ne aveva discusso con Clearsmoke il suo compagno d'armi aveva definito la loro squadra come il lato paranormale del mondo dei Transformers.

- Aha. - Shell mise giù uno degli strumenti che stava maneggiando.

Ratchet rispose con un basso grugnito.

- E' davvero così strano?

- Che vuoi dire? - l'Ufficiale Medico degli Autobots si voltò a fissarlo.

- Riesco ad immaginare come possa sembrare, ma non ho una esatta percezione di quanto lo sia davvero.

- Bah! - Ratchet si passò una mano sulla testa - Umani!

Shell rise.

- Non mi ci sono ancora abituato. - Ratchet incrociò le braccia - Ti spiacerebbe...

L'altro dottore sospirò, preparandosi a dare spettacolo per l'ennesima volta. I suoi occhi viola si accesero di una pulsazione luminosa più intensa; la stessa luce iniziò a palpitare dal suo petto e, un attimo dopo, un corpo apparentemente del tutto umano venne proiettato fuori dalla luminescenza.

Aidan Berger, Shell nel suo vecchio aspetto, toccò terra con grazia mentre il suo corpo robotico si inginocchiava alle sue spalle con altrettanta leggerezza. Restando in attesa.

- Ecco qui. - Aidan si passò una mano tra i corti capelli castani - Magia!

Ratchet puntò, come ogni altra volta, il proprio scanner - Incredibile. - bofonchiò, registrando la doppia natura del corpo solo apparentemente terrestre.

Aidan spazzolò via con un dito un immaginario granello di polvere dalla sua tuta nera illuminata da venature luccicanti gialle, resistendo all'impulso di ruotare su sé stesso come un modello durante una sfilata.

Ratchet si grattò la testa - Normalmente il tentativo di integrare una mente umana in un corpo robotico porta al disastro.

Aidan inarcò un sopracciglio, nella sua migliore espressione scettica - Cioè?

- Psicosi. - replicò l'altro in tono asciutto - Follia.

- Non è successo. Per nessuno di noi sette.

- Potrebbe essere una coincidenza. - Ratchet scosse la testa - Se non fosse che questa parte sarebbe comunque la meno incredibile.

Aidan annuì, iniziando la manovra inversa per ritornare nel suo corpo metallico e riprendere ad occuparsi del laboratorio.

- Sette coincidenze fortunate non sarebbero neanche lontanamente incredibili come il fatto che qualcuno sia riuscito ad imbottigliare quello. - Ratchet puntò un dito metallico verso l'urna.

- Bright Energon, già. - Shell scosse la testa, la più grande differenza tra il suo gruppo e quello degli Autobots stava proprio nel modo in cui guardavano al loro prezioso carico. Per Shell il potente liquido color magenta era qualcosa di familiare, ma i loro ospiti ne avevano una percezione del tutto diversa. Mistica, in qualche caso.

Per quanto Shell ne sapesse nessuno sulla Endless aveva sentito il bisogno di interessarsi alle credenze religiose dei Cybertroniani; ma durante una delle sue interessanti chiacchierate con Wheeljack, Ratchet e Perceptor aveva scoperto che l'Energon era considerato emanazione di Primus, la loro divinità. Più puro era l'Energon, più potente era. E maggiore poteva essere l'effetto derivato dall'esservi esposto. Lo stesso valeva per il Dark Energon, considerato sangue di Unicron; solo che i suoi effetti erano devastanti, e che assumerlo poteva creare dipendenza come sarebbe successo ad un drogato con dell'eroina sulla Terra.

Perceptor aveva sibilato che quello che aveva a che vedere con l'Energon era solo pura, mera scienza; da parte sua, Shell, non era andato oltre il pensare che le storie su Primus ed Unicron ricordassero vagamente quelle su Dio e sul Diavolo e sui loro equivalenti più o meno in tutte le tradizioni religiose. L'idea era stuzzicante, ma non si era mai davvero interessato alla materia. Per quanto riguardava l'Energon, invece, pur essendo parzialmente in accordo con Perceptor, a Shell bastava sapere che, grazie a Proteus ed al precedente equipaggio della Endless, aveva avuto una seconda possibilità.

Si rese conto di essersi distratto, e di aver perso il filo del discorso di Ratchet che, adesso, stava fissando con una luce apertamente malinconica l'urna.

- Cosa stavi dicendo? - sussurrò, sentendosi in colpa per aver prestato maggiore attenzione alle proprie fantasticherie che non al dottore.

- Se solo ne avessimo da portare su Cybertron...

Shell sospirò. Avevano parlato anche di questo - Secondo Proteus, e per quanto dimostrano le registrazioni di bordo, non esiste altro Bright Energon.

E quello che avevano, pensò, notevolmente diminuito rispetto alla quantità originale, sarebbe bastato a malapena per dare un corpo ai sei membri dell'equipaggio che non avevano ancora recuperato.

L'idea che il loro mondo, che un qualunque altro mondo stesse morendo gli spezzava il cuore; eppure non era qualcosa alla quale un singolo potesse porre rimedio.

- Ratchet... - sussurrò, detestando l'idea di ferirlo - Anche se avessimo Bright Energon in quantità... basterebbe davvero a ridare vita a Cybertron? E anche se accadesse, questo non vorrebbe dire porre una fine alla vostra guerra.

L'altro mech si irrigidì un po' - Già, forse.

- Mi dispiace.

- Questa dovrebbe essere anche la vostra guerra...

Shell sospirò, preparandosi a trovare un motivo, anche questo per l'ennesima volta, capace di far comprendere ad un Autobot il loro stato di neutralità.

- Ratchet, ciascuno ha il diritto di scegliere da solo... - la voce di Optimus Prime indusse entrambi i medici a voltarsi verso l'ingresso.

- Sì, Optimus. Hai ragione.

Shell sorrise, sperando di essere in grado di stemperare l'atmosfera - Cosa ti porta qui, Optimus? Non hai bisogno di riparazioni, non è vero?

- No, solo... domande, Shell.

- Sediamoci, va bene? - per qualche motivo aveva l'impressione che nell'ultimo mese porre domande fosse stata l'unica cosa davvero importante, la più fervente attività a bordo della Endless. E se l'esperienza gli aveva insegnato qualcosa, era che sedersi intorno ad un tavolo rendeva il processo del chiedere e del rispondere più agevole.

Optimus ticchettò per un po' con un dito sulla superficie di metallo, mentre Shell recuperava un paio di cubi di Energon per i propri ospiti dalla riserva dell'ambulatorio. Li sistemò davanti a Ratchet ed Optimus e poi si sedette.

- Allora... da dove vuoi cominciare? - chiedersi se, stavolta, l'argomento sarebbe stato la lealtà di Thundercracker, quello che sapevano del Bright Energon, o cosa piaceva mangiare ai gatti sulla Terra era del tutto inutile. Gli Autobot avevano sempre e comunque centinaia di quesiti, di curiosità a volte sorprendenti da saziare. Ed il più delle volte erano imprevedibili.

- Decepticons.

Shell si accigliò.

- Prima ho incontrato Dialpulse. Mi ha chiesto se avessimo registrato movimenti da parte dei Decepticons.

- Oh. - Ratchet ed Optimus si scambiarono un'occhiata perché Shell non sembrava affatto sorpreso.

- Ma... - osservò Ratchet - Se ci fossero movimenti sospetti sareste sicuramente voi i primi a saperlo. I vostri strumenti sono, al momento, molto più affidabili e precisi di quelli che ci sono rimasti.

Shell annuì - Non credo che la domanda di Dialpulse dovesse essere interpretata alla luce della logica.

- Ti prego, spiegati meglio. - Optimus Prime inclinò il capo.

- Credo che la sua domanda premesse semplicemente per uscire, non che Dialpulse si aspettasse davvero una risposta da te. Aveva bisogno di esprimerla ad alta voce. Tutto qui.

- Non era la risposta ad essere importante, ma la domanda. - valutò Prime - Mi era sembrato così, in effetti.

Shell annuì.

- Quando ho chiesto a Dialpulse di spiegarmi meglio quello che voleva dire, quello che la domanda implicava, mi ha detto che avrebbe potuto rispondermi perché non c'era alcun segreto. Ma che sarebbe stato meglio se avessi posto le mie domande a qualcun altro. I vostri rapporti con i Decepticons mi hanno sempre incuriosito.

Ratchet emise un piccolo grugnito, ricordando con un pizzico di shock il suo primo contatto con l'equipaggio della Endless: era arrivato, dopo essere stato chiamato da Prime, per prendersi cura di Mistcore, supponendo che fosse stata danneggiata. Invece, aveva scoperto che la femme non era affatto offline, ma solo parzialmente offuscata da una sommario tentativo di interfacciamento con Megatron.

Shell annuì - Allora poni la tua domanda, Prime.

Optimus scosse la testa - So che non è mio diritto chiedere. Ma se decideste di non essere più neutrali, se il vostro... interesse per i Decepticons vi portasse a scegliere di schierarvi con loro... - inconsapevolmente i suoi sensori ottici cercarono l'urna ed il suo contenuto

- Vorrei saperlo, e ne sarei preoccupato.

- Capisco. - Shell incrociò le dita, appoggiandovi il mento - Nessuno di noi, tuttavia, intende violare la nostra promessa di neutralità. E ciascuno di noi morirebbe piuttosto che offrire il Bright Energon ai Decepticons. Qualunque legame possa esserci con loro, piuttosto moriremmo. E distruggeremmo la nave ed il suo contenuto. E' questo il nostro ruolo di guardiani.

- Ma questi legami... - mormorò Ratchet - Probabilmente non riusciamo a comprenderli perché vi abbiamo visto combattere; e come umani, ex umani, la sola idea di intrattenervi con i responsabili degli eccidi sulla Terra dovrebbe nausearvi!

- Le cose non sono mai facili. - Shell si incupì - I sentimenti non sono mai facili.

- Sentimenti. - ripeté Prime.

Shell annuì - I Decepticons sono stati i primi che abbiamo incontrato. A volte mi chiedo se tutto quello che ci è successo non sia stato velocizzato, influenzato proprio dal loro arrivo. Ma l'unica cosa certa, l'unica cosa sicura è che i nostri legami con loro sono stati intensi. Anche se ognuno di noi ha avuto un differente incontro, andato a finire in un modo diverso, tutti sono stati viscerali, temo. - sospirò - Non posso dire di esserne felice, ma così stanno le cose.

Ratchet gli scoccò un'occhiata apertamente scettica.

Shell sollevò le spalle in un gesto umano - Non saprei come spiegarmi in modo migliore. Anche se qualcuno di noi avesse un interesse personale per uno dei Decepticons, ahm... una relazione, non ci sarebbe alcuna possibilità che questo implicasse una resa del Bright Energon o un tradimento verso la Endless. Così va meglio?

Dalle espressioni di Optimus e Ratchet, Shell non ne fu affatto sicuro.

- Ne avete discusso tra voi? - domandò Ratchet.

Shell non riuscì a non mostrarsi scandalizzato - Cosa? No! No, no e poi no! Non ne abbiamo affatto bisogno! - sapevano tutti abbastanza l'uno dell'altro, ma ci sarebbero state cose che avrebbero potuto farlo rabbrividire se fossero state affermate ad alta voce.

- Questa è una reazione decisamente terrestre. - Ratchet fece una piccola smorfia

- Sembra che non abbiate perso la capacità umana di vergognarsi per qualunque cosa. Non capirò mai quale sia il problema.

Shell si schiarì la voce - Siamo riservati quando si tratta di parlare della nostra intimità, non mi sembra così bizzarro.

- Vergogna, tabù, pregiudizi... che altro?

- Non è affatto vero! - se ne avesse avuto la capacità, Shell sarebbe arrossito.

- Non c'è bisogno di spingersi tanto oltre. - osservò Optimus, posando una mano sulla spalla di Ratchet - Ci sono molte cose che non sappiamo, che non possiamo dare per scontate, amico mio.

- Certo, Prime. - Ratchet sospirò - E' solo che... - scosse la testa - Non lo so neanche io. Mi spiace. Non volevo offenderti, Shell.

- Non... non mi hai offeso. Va tutto bene. - come ogni altra volta, semplicemente, il rito delle domande e delle risposte si era rivelato più complesso del previsto da affrontare.

Mentre Optimus e Ratchet finivano le loro razioni di Energon, Shell si domandò se non sarebbe stato saggio, da parte sua, approfittare di quel momento. Se c'erano cose che l'equipaggio della Endless continuava a vedere nell'ottica della loro vita precedente... se non avevano altra esperienza che quella umana, allora, forse, avrebbero dovuto essere loro a fare domande e cercare risposte. Approfittare della presenza degli Autobots per sapere qualcosa in più. Per capire cosa ci si sarebbe aspettati da loro.

Shell sospirò, perché Proteus aveva scelto degli umani? Se erano così limitati, allora perché scegliere loro?

(...To Be Continued.)


Nota a fine capitolo: ehehe! E così continua la nostra storia... primo capitolo della seconda parte, necessario a riprendere lì da dove avevamo lasciato e a raccontarci qualcosa delle preoccupazioni dei nostri.

E così, dopo la battaglia sulla Terra, gli Autobots sono rimasti ospiti della Endless, e dei Decepticons non si sono più avute notizie. Dove sarà finita la Nemesis? Cosa starà succedendo con Starscream al comando? Megatron sarà davvero morto?

E la Terra?

E le relazioni che sembravano essere sul punto di sbocciare?

Lo scopriremo nei prossimi capitoli! xD

Se siete arrivati sin qui... mi raccomando! Ricordatevi sempre di lasciare un piccolo commento, e di esprimere il vostro prezioso parere!

Per concludere non potevo evitare di inserire una piccola curiosità; per un po' ho pensato di intitolare la storia "I Believe in Love", come la canzone finale di Mirror Mirror che mi aveva presa tantissimo; alla fine ho optato per il titolo che avevo pensato all'inizio, mentre "I Believe in Love" sarà, probabilmente, il titolo di un capitolo più avanti! ;-)

Uh, che altro? In quanto alla durata del tempo non in tutte le varie serie dei TF c'è omogeneità; in questa storia ho dato ad un deca-cycle la lunghezza di tre settimane, in accordo con le pubblicazioni della IDW.


Disclaimer: questa è una fanfiction, dunque è scritta senza alcun fine di lucro, solo per puro piacere e intrattenimento personale, da fan!

I Transformers appartengono, ovviamente, a chi ne detiene i diritti!

Ciò che è mio è l'idea originale della storia, la trama, e miei sono anche i vari personaggi originali che, dunque, NON possono essere riutilizzati altrove senza il mio esplicito permesso.

Fate i bravi e NIENTE PLAGI! ;-)